Il primo film tutto italiano prodotto da Netflix, diretto da Antonio Morabito, ci propone una tematica molto forte, quello dell’accumulo di debiti, e la successiva riscossione da parte delle aziende di recupero, uno spaccato che si ispira ad una realtà di vita quotidiana ma che porta il film ad incastrarsi nel genere dramma-commedy-grottesco. Là dove la sceneggiatura sfila via lineare, e se vogliamo anche un pò piatta, saranno i due attori protagonisti ad ergersi ad alti livelli, dando vita ad un film di forte impatto e spessore.
Parliamo del bravissimo Claudio Santamaria, che pare ritornare a rivestire i panni usati in “Lo chiamavano Jeeg Robot” visto le similitudini caratteriali dei personaggi interpretati, che qui interpreta un operaio licenziato, pieno di debiti e in grosse difficoltà economiche, che accetta di lavorare per i suoi stessi creditori, una situazione sicuramente surreale, adottando tecniche di recupero più che discutibili impartitegli da quel vecchio marpione di Marco Giallini, all’ennesima buona prova attoriale. Tra i due nascerà quella che sembra un’amicizia, nonostante le apparenti iniziali differenze emotive dei due, dove Santamaria dimostrerà di avere un lato estremamente buono della propria anima mentre dall’altro lato vedremo uno spietato e cinico Giallini, uno squalo senza rimorsi.
Solo con il passare del tempo scopriamo che sia l’uno che l’altro sono due facce della stessa medaglia, entrambi uomini con tante debolezze e che in realtà si somigliano tantissimo. Entrambi passano le notti in bianco, entrambi sono elementi di una società sempre più votata al bieco cinismo e a quell’istinto di sopravvivenza tipico degli animali, entrambi risulteranno sia vittime che carnefici.
Netflix si riconferma piattaforma moderna, innovativa e coraggiosa creando un film che probabilmente non sarebbe neanche arrivato nelle sale in quanto è un prodotto abbastanza spiazzante per contenuti e forma, ma che non ci può lasciare indifferenti.
Un film profondo, drammatico e amaramente reale con una bella fotografia, in una Roma cupa, grigia, con atmosfere claustrofobiche e con scene molto curate per un film, se vogliamo, anche molto raffinato, elegante.
Voto 7
Paolo Condurro