Età consigliata 4-99
Film d’animazione della Pixar del 2003. Ha vinto l’Oscar come miglior film d’animazione nel 2004, ma è stato candidato anche a numerosi altri premi. Nel 2013 è stato programmato un sequel, Alla Ricerca di Dory, visto l’enorme successo del primo film.
Un film sull’amore paterno, sul coraggio, e in misura non invasiva, sulla disabilità, intesa come barriera o limite, che con la volontà può essere superata.
Nemo, pesce pagliaccio della barriera corallina, unico sopravvissuto di una nidiata attaccata insieme alla mamma da un barracuda, nasce con una pinna ventrale atrofica. Il padre, Marlin, ormai vedovo e con Nemo come unico affetto, inizia a proteggerlo da ogni possibile pericolo, tarpando la naturale curiosità del figlio.
Precludergli la scoperta del mondo e impedirgli di diventare completamente autonomo, sono i meccanismi involontari che esercita per proteggere il figlio dai pericoli e dalla sofferenza, come se dietro quella pinna ventrale atrofica, si nascondessero altre difficoltà, che altro non sono che le paure di Marlin, la prima di perderlo, così come ha perso il resto della nidiata e la moglie, e l’altra che il figlio non abbia più bisogno di lui.
Nemo decide involontariamente di prendere la propria strada, esponendosi a un grande pericolo e eludendo il divieto del padre, di esplorare il grande mare (il mondo, da solo). Questa sua scelta determinerà una serie di disavventure e permetterà a Nemo di apprezzare quanto, nonostante si cresca, i genitori siano delle figure di riferimento importanti, e spesso scontate.
Marlin decide di andare alla ricerca del figlio, affrontando anche lui il grande mare e le sue paure, quel mare che tramite uno dei suoi pericolosi abitanti gli aveva portato via la moglie, quel mare che rappresenta una sfida e un mettersi in discussione sul suo ruolo di padre e sulle proprie difficoltà.
Durante il viaggio alla ricerca di Nemo, Marlin incontra Dory, un pesce chirurgo femmina che soffre di perdite di memoria a breve termine (la storia di Dory verrà raccontata nel sequel “Alla ricerca di Dory”). I loro momenti insieme saranno i più divertenti di tutto il film, nonostante anche il disturbo di Dory sia un problema importante, ma la riflessione è su come, a volte, si possa sdrammatizzare e ridere insieme anche di fronte a una disabilità seria.
Un film su quanto sia difficile essere padri e madri, quando i propri figli spiccano il volo e acquisiscono quelle autonomie per le quali i genitori non sono più indispensabili, e su quanto sia difficoltoso lasciarli andare, camminare da soli e prendere la loro strada.
Insomma, questo film ci insegna che la vita continua anche di fronte al lutto, ad altre difficoltà che ci pone davanti, compresa la disabilità e come sia difficile a volte far crollare quelle barriere che non sono solo architettoniche, ma spesso mentali. Nemo, con la sua pinna atrofica, ancora una volta ci insegna che la diversità non è debolezza, ma un ostacolo da superare con i mezzi a propria disposizione, e Dory, con la sua smemoratezza, ci insegna che nonostante la sua memoria precaria, il cuore sa sempre dove andare.
Elena Ma