Meglio dirlo subito: “Hill House” è una delle serie tv migliori del catalogo Netflix e verrà ricordata come uno dei migliori prodotti horror dell’universo seriale e cinematografico.

La nuova produzione targata Netflix, narra di Hugh e Olivia che vanno in giro per gli USA, portandosi dietro i loro 5 figli, in cerca di case da ristrutturare e rivendere. Ma troveranno in Hill House una casa diversa dalle altre e ben presto, specie i bambini, assisteranno a strane e raccapriccianti visioni. La permanenza della famiglia nella casa, breve, perché costretta a fuggire, turberà le loro vite e molti anni dopo ne subiranno ancora gli shock, sottopelle, negli incubi, nelle allucinazioni realistiche, nei rapporti sociali, nei turbamenti continui.

La narrazione dell’esperto regista di film horror Flanagan, si snoda tra quella estate passata nella casa, e il presente, quando ormai i bambini, adesso adulti, hanno intrapreso la propria strada. Steve adesso scrive libri prendendo spunto dai fatti accaduti quell’estate passata a Hill House; Shirley si occupa di truccare cadaveri in un’agenzia di pompe funebri con suo marito; Theo, desiderosa di aiutare bambini, è una psicologa infantile, con poteri medianici; e dei due gemelli, i veri anelli deboli della famiglia, Luke è un tossico e Nell ancora soffre degli incubi della casa. Tutte vite ormai autonome, lontane dal padre, che verranno sconvolte da una nuova tragedia che risveglierà le ombre della casa, portando i fratelli a fare i conti con la propria oscurità, le proprie ansie ed inquietudini ed affrontare ancora una volta la casa, per poi varcare quella simbolica porta rossa della stanza segreta.

Il cast è eccezionale: l’eterea Carla Gugino è bellissima, magnetica e spaventosa e i bambini sono fantastici, estremamente bravi nel far trasparire l’afflizione che questa esperienza ha avuto, e continua ad avere nelle proprie vite. Se tutto il cast è all’altezza, gran merito lo si deve dare al regista, capace di produrre un terrore raffinato, mai sbraitato, in cui i jumpscare non sono poi così tanti. Il suo lavoro potrebbe somigliare a quello del primo Shyamalan, nel modo in cui la camera ci mostra un orrore della consapevolezza, non dell’improvvisata, un’inquietudine che sale lentamente perché sei consapevole che sta per succedere qualcosa, ma in tempi allungati, così che l’ansia e il pathos cresce più nell’attesa, che nel momento della scoperta vera e propria.

Se nei primi episodi troviamo la presentazione della storia e dei personaggi, in maniera ben cadenzata, con continui flashback e flash-forward di Lostiana memoria e quindi di sicuro effetto, sarà nel quinto episodio che la serie prende corpo, un episodio che è una vera perla, in cui scoprirete che è possibile, nella stessa scena, urlare per lo spavento improvviso e ritrovarsi pochi secondi dopo a commuoversi per la vicenda di uno dei protagonisti. Emozioni uniche. Brividi di paura mescolati a lacrime. La seconda gemma la troviamo nel sesto episodio, quando il regista, con l’uso magistrale di alcuni piani sequenza memorabili, analizza il passato nel presente e viceversa, mettendo in mostra le qualità indubbie di un regista e di un cast che potrebbe recitare abilmente in teatro.

Hill House non è assolutamente un horror fatto di urla, violenza e splatter, bensì un racconto di dolore e sofferenza, di consapevolezza, di sentimenti, di come la famiglia sia fonte delle nostre debolezze, così come appiglio a cui stringersi nei momenti bui.

Il finale ci lascerà la sensazione di aver assistito a qualcosa di unico nel suo genere, ma allo stesso tempo un senso di tristezza perché quella che abbiamo visto, non è solo una storia di una casa stregata, ma la storia di una famiglia che sentiamo anche nostra.

Meravigliosa e incantevole serie.

VOTO 10

Paolo Condurro

The Haunting of Hill House – Recensione serie tv
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