Seven seconds, sette secondi… Dovrete aspettare fino alla fine per scoprire cosa significa ma ne varrà la pena, perché nel frattempo avrete goduto la visione di un’ottima serie tv.
Cinica, spietata, reale, dura, i primi termini che vengono in mente vedendola; una serie di attualità, che tratta un tema scottante come quello della contrapposizione tra la polizia e la popolazione afroamericana degli stati uniti.

Siamo a Jersey City, dall’altro lato del fiume Hudson di New York City. Un ragazzo attraversa il parco di mattina presto in bicicletta e viene investito dall’agente Peter Jablonski (Beau Knapp) distratto dal cellulare e dal fatto che la moglie è in ospedale per partorire il suo primo figlio. Il successivo tentativo di insabbiare tutto da parte dei suoi colleghi innesca tutto il resto della vicenda.

I vari protagonisti vengono raccontati a dovere, per permettere di capire il perché di quello che sono e di ciò che fanno. Il vice procuratore KJ Harper, in particolare, è ben interpretato da Clare-Hope Ashitey, la quale rende giustizia alla complessità di una donna tormentata da molti demoni e con molte sfaccettature e non tutte positive. Si troverà a lavorare gomito a gomito con il detective Fish Rinaldi (Michael Mosley), un poliziotto irriverente, sempre con la battuta pronta, ma molto capace e scrupoloso. Sia KJ che Fish subiranno la storia, oltre ad esserne protagonisti, e cambieranno molto a causa di essa. Interessante anche Mike Di Angelo (David Lyons), un poliziotto duro, forte, ma corrotto dal sistema, un buono che sembra cattivo, un protettore che non protegge.


Centrale è il tema della famiglia, la cattolicissima famiglia di un ragazzo defunto, che si trova a combattere i fantasmi del passato, ora che il figlio non c’è più. Un viaggio lungo 10 episodi in uno spaccato di vita americana: quella cinica e cruda, dello spaccio di droga, delle strade, della sofferenza e della delinquenza, questi gli ingredienti principali.
Vi troverete a cambiare idea più volte, durante la visione; i colpi di scena ci sono, anche se non moltissimi, e sono ben studiati.


Questa è una serie impegnativa, che fa riflettere e con un finale diverso da quello che ci si aspetterebbe ma che forse è il finale più adatto.

In conclusione, se amate i polizieschi, il genere crime e le serie alla “americana” (molte parolacce, storia dura, personalità forti) Seven Seconds è una serie che fa per voi.

Andrea Riosa

Seven Seconds