Dieci anni prima dell’Enterprise, di Kirk e Spock c’era la Discovery.
Dopo più di 50 anni della messa in onda della serie originale Star Trek, Netflix riporta sul piccolo schermo una delle saghe più amate dal pubblico della storia televisiva, con tutto il carico di aspettative che ne consegue. Operazione riuscita?
Bisogna prima di tutto dire che questa nuova Star Trek non somiglia alla serie vecchia e famosa e neanche ai nuovi film di J.J.Abrams, ma vive di vita propria, dividendo tra pro e contro i fan della saga. Io sono decisamente tra i pro perchè credo che sia più difficile inventare qualcosa di nuovo riguardo ad una saga sfruttatissima in passato, soprattutto se poi il prodotto è valido sotto il punto tecnico, narrativo e recitativo.
Il punto di forza di questa nuova serie e che la collega a quella più famosa, è sicuramente la caratterizzazione dei personaggi e la loro evoluzione psicologica. Ogni personaggio ha una propria identità e un percorso di evoluzione che matura episodio dopo episodio rendendo quindi la serie sicuramente meno spettacolare a livello di effetti speciali, ma decisamente più interessante a livello umano e sentimentale.
Le avversità affrontate dai personaggi infatti, sono spesso violente ma allo stesso tempo rivelatrici, merito degli autori che hanno avuto coraggio nel creare una serie sotto molti punti di vista anche provocatoria a partire dalle storie dei personaggi principali come quella del primo ufficiale Michael Burnham, prima donna nera protagonista assoluta di una serie Star Trek, educata dai vulcaniani e alla continua ricerca di se stessa, interpretata con intensità e sentimento da Sonequa Martin-Green ai molti già apprezzata in The Walking Dead. Notevole poi l’interpretazione del capitano Lorca ad opera di un Jason Isaacs in forma smagliante, ma tra i personaggi spicca anche Saru, ufficiale intelligente e saggio caratterizzato alla grande da Doug Jones, alto e magro, definito da molti, il nuovo Spock della nuova serie.
In materia di provocazione sono poi da ricordare anche la coppia gay formata dal tenente Stamets ufficiale scientifico, e il dottor Culber che vivranno dinamiche decisamente drammatiche. C’è poi la simpatica cadetta Tilly, i vulcaniani, e i Klingon più brutali che mai e tutti insieme formano un cast all’altezza delle aspettative.
La narrazione, episodio dopo episodio è fluida, scorre rapida, l’atmosfera coinvolge, e l’elevato budget messo a disposizione dai produttori è stato ben speso. La serie che parte narrando di sacrifici e drammaticità varie, si chiude con i personaggi principali che, nonostante tutte le difficoltà incontrate nel loro viaggio, si battono per tenere in vita la speranza e l’ottimismo, con la Discovery pronta a partire verso nuovi orizzonti con l’ultimissima immagine che, senza fare spoiler, è destinata di sicuro a dividere ancora i fans della saga, ma che in egual modo fa aumentare maggiormente le aspettative nei confronti della seconda stagione che vorremmo veder realizzata quanto prima.
E’ notizia ufficiale che la nuova stagione sarà composta da tredici episodi e che arriverà sui nostri schermi in una data ancora non precisata purtroppo del 2019.
Lunga vita e prosperità.
VOTO 7,5
Paolo Condurro